Alcuni riferimenti
biografici, cronobiograficistorici, artistici 
relativi al periodo in cui è vissuto
Giovanni Carnovali detto "Il Piccio"

 

 

Giovanni Carnovali detto "il Piccio" (1804 - 1873)
(note biografiche)

Il 29 settembre 1804, Montegrino diede i natali ad un pittore non da tutti conosciuto e per molti anni trascurato anche dai critici, ma che indubbiamente oggi è considerato come uno dei piu’ grandi dell’ottocento lombardo: GIOVANNI CARNOVALI detto “il PICCIO”.
La sua casa natale si trova nella piazzetta a Lui dedicata, proprio alle spalle del monumento che i Montegrinesi, su iniziativa del concittadino, avv. Giulio Moroni, hanno fatto erigere nel 1912.
Giovanni Carnovali, figlio di una contadina e di un capomastro, rimase a Montegrino solo fino all’età di otto anni, ma questo pur breve periodo gli permise di imprimere nella sua memoria e nella sua sensibilità di fanciullo il paesaggio dei boschi, del lago, delle montagne del luinese, che riemergeranno poi nei suoi dipinti, nei suoi disegni e studi dal vero.
Proprio dai molti disegni pervenuti, risulta evidente la predilezione per i luoghi solitari: boschi, fiumi, laghetti che fanno a volte da sfondo a figure mitologiche o bibliche, anche nei suoi dipinti.
Nel 1812, a otto anni, Giovanni si trasferì ad Albino, nella provincia bergamasca, dove il padre lavorava per i Conti Spini, i primi che si accorsero della sua grande predisposizione per il disegno e che affettuosamente lo soprannominarono “il Piccio”(il piccolo). Fu ammesso a soli 11 anni all’Accademia Carrara di Bergamo, dove divenne allievo di Giuseppe Diotti, maestro del neoclassicismo lombardo.
L’originalità, il temperamento e la genialità del “Piccio”, lo staccarono ben presto dalla pittura neoclassica, e lo portarono ad elaborare un proprio linguaggio pittorico. La sua personalità, considerata stravagante, lo portò a prediligere spostamenti frequenti in varie province lombarde: Bergamo, Cremona, Milano, Pavia,  dove conobbe pittori e mecenati importanti, per i quali eseguì numerose opere che rispecchiano la borghesia dell’epoca.
Intraprese anche una serie di lunghi viaggi,  a Parma, Firenze, Roma, Napoli che lo portarono a conoscere la pittura di Raffaello, del Correggio, del Lotto, del Parmigianino; si recò più tardi anche a Parigi dove entrò in contatto con la pittura dei maestri francesi.

Nella sua produzione artistica troviamo un gran numero di ritratti di amici mecenati, quali i Conti Spini, i Farina, i Tasca, i Marini e di tanti altri personaggi che lo stimarono. In questi ritratti l’artista, con intuizione romantica, propose un modello pittorico intimistico, non celebrativo come voleva la tradizione neoclassica.
Libero da convenzioni e da condizionamenti esteriori, “il Piccio” si spinse oltre il romanticismo e giunse ad anticipare la scapigliatura   e  l’impressionismo. La sua genialità pittorica, che si manifestò anche in numerose opere di ispirazione biblica, mitologica o paesaggistica, era la capacità di fermare nella tela l’intensità di un attimo, di alludere ai particolari senza descriverli, illuminando l’opera con un personalissimo effetto di luci e di ombre, con un colore vibrante.

Il 5 luglio 1873
il Po e i suoi paesaggi a Lui tanto cari, furono compartecipi della sua morte. Venne ritrovato in una lanca del fiume a Coltaro di Sissa Parmense e inumato nel 1874 nella Cappella Bertarelli, presso il Cimitero di Cremona.
Il suo capolavoro, La Pala di “Agar nel deserto”, si può ammirare presso la Basilica di Alzano Lombardo (Bg.). Numerose sue opere sono esposte presso l’Accademia Carrara di Bergamo, il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, Villa Belgiojoso di Milano, ed in altre Pinacoteche. 

"Pittore tra i sommi nacque visse all'arte virtuosissimo"

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CRONOBIOGRAFIA

1804 nasce a Montegrino Valtravaglia (Varese) il 29 settembre
1812 si trasferisce con il padre ad Albino (Bg) presso la villa dei Conti Spini
1815

a 11 anni viene iscritto all’Accademia Carrara di Bergamo diretta da Giuseppe Diotti

1817 16 giugno muore la mamma.
1820 ottiene il primo premio alla scuola di nudo e conclude gli studi
1823 inizia la sua attività artistica a Cremona
1826

consegna la pala della “Educazione della Vergine”per la chiesa parrocchiale di Almenno San Bartolomeo (Bg)

1828

viene arrestato e incarcerato a Morbegno (So) (lettera all’ing. Pagnoncelli) perché trovato senza documenti.

1830 decora con affreschi Palazzo Spini a Bergamo (distrutti)
1831

soggiorna presso la casa delle sorelle Malossi a Casalmorano(Cr)  e  compie forse un primo viaggio a Roma con sosta a Parma.

1832 prende residenza e studio a Cremona a Palazzo Manna
1835 partecipa all’esposizione presso l’Accademia Carrara
1835 gli viene commissionata la “Pala di Agar” per la Basilica di Alzano Lombardo (Bg)
1836 entra in relazione con la Famiglia Farina di Bonate Sotto (Bg)
1836 apre uno studio a Milano, in via S. Primo n.4
1838 partecipa alla esposizione presso l’ Accademia di Brera a Milano
1840 possibile viaggio a Parigi con Giacomo Trécourt, con sosta a Lugano
1841

frequenta a Tagliuno (Bg) la casa del cantante Ignazio Marini e ne conosce la sorella Margherita, suo presunto amore.

1842

il suo indirizzo milanese in via San Primo 776 A, compare nella guida di Milano

1845

viaggio a Roma, Firenze, Civitavecchia  e Napoli con l’amico Giacomo Trécourt

1848 a Milano affitta un appartamento in via S.Spirito 9
1849

ad Adrara San Martino (Bg)  consegna la pala della  “Madonna del Rosario”.

1851

partecipa nuovamente per l’ultima volata all’esposizione dell’Accademia Carrara.

1855

terzo viaggio a Roma con l’amico pittore Faruffini, arriva a Napoli e Gaeta.

1861 viene esposta a Firenze la pala della “Educazione della Vergine”
1862 è ospite a Brembate Sotto (Bg) dalle famiglie Tasca-Moretti-Carminati.
1863

consegna ad Alzano Lombardo (Bg) la pala di “Agar nel deserto”, il suo capolavoro

1873

vive a Cremona in contatto con i Conti Carlo e Giuseppe Sanseverino e con la famiglia Bertarelli

1873

5 luglio è ritrovato morto, annegato in una lanca del fiume Po presso Coltaro, frazione di Sissa Parmense (Pr)

1874

i suoi resti sono trasferiti presso il Cimitero di Cremona, nella Cappella dell’amico Bertarelli

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LA STORIA DELL’OTTOCENTO IN ITALIA

1805: proclamazione   Regno  d’Italia
Napoleone dopo essere diventato imperatore dei francesi, si proclama a Milano re d’Italia nel maggio del 1805; nasce così il Regno d’Italia.


1815: Congresso di Vienna

I princìpi politici che ispirarono questo grande Congresso erano decisamente conservatori e si possono sintetizzare in questi termini: Restaurazione, ossia il ripristino della situazione politica pre-rivoluzionaria (1798); legittimità delle rivendicazioni delle dinastie reali; solidarietà politica verso i sovrani legittimi, intesa a neutralizzare le crescenti forze rivoluzionarie e liberali.

1820: moti rivoluzionari e la carboneria

Fra il 1820 e il 1822 vari paesi d'Europa, furono teatro di moti insurrezionali che avevano come scopo l'ottenimento di una costituzione.


1831: Giuseppe Mazzini

Venne ben presto messa in luce l’esigenza di un programma politico chiaro e unitario: a farlo fu Giuseppe Mazzini, che dopo aver militato nei moti rivoluzionari della carboneria, nel 31 fondò a Marsiglia la Giovine Italia; era una società segreta  che sosteneva un programma unitario e democratico. Secondo Mazzini la condizione necessaria per la vita e la prosperità di una nazione era “l’unità”.

1848/49: La prima guerra d’indipendenza

La prima guerra d’indipendenza iniziò con la rivolta da parte di alcuni veneziani e con l’insurrezione di diversi giovani a Milano (le famose “cinque giornate”) nei confronti della dominazione austriaca. Gli Austriaci vennero cacciati da Milano e grazie all’appoggio di Carlo Alberto di Savoia, dello Stato Pontificio e di alcuni principi, il 23 marzo venne dichiarata guerra all’Austria. Dopo diverse vittorie gli  Austriaci grazie a dei rinforzi, riuscirono ad organizzarsi e sconfiggere i rivoltosi e l’esercito piemontese. Carlo Alberto abdica in favore di Vittorio Emanuele II, il quale firma un nuovo armistizio con Radezky, e l’Austria ritorna al suo vecchio potere.


1859: seconda guerra d’indipendenza

La seconda guerra d’indipendenza scoppiò quando, il 29 aprile del 1859, gli Austriaci passarono il Ticino, puntando verso Torino. Nel frattempo un’altra parte dell’esercito franco-piemontese procedeva verso Milano. Dopo aver battuto il generale austriaco a Magenta, Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrarono trionfanti a Milano  liberando così la Lombardia. Alcuni mesi dopo Napoleone III pose fine alla guerra con il Convegno di Villafranca e stipulò l’armistizio con l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe.


1860/61: Spedizione dei mille

La spedizione della truppa capitanata da Garibaldi iniziò tra il 5 e il 6 maggio. Partiti da Genova, sbarcarono a  Marsala e cominciarono la loro spedizione in terra siciliana,  poi conquistata. Il 7 settembre entrò a Napoli e poi proseguì per Roma. Il 26 ottobre Garibaldi si incontrò con il re a Teano consegnandogli il mezzogiorno.
Il 17 marzo del 1861 il Parlamento proclamò Vittorio Emanuele II “Re d’Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione.”


1866: La terza guerra d’indipendenza

La terza guerra d'indipendenza italiana fu combattuta per la liberazione del Veneto. Mentre Austria e Prussia si fronteggiavano in ambito europeo, l'Italia iniziò la sua azione nel Veneto, ma fu sconfitta a Custoza e, in mare, a Lissa. Soltanto Garibaldi vinse gli Austriaci, ma mentre puntava su Trento, ricevette l'ordine di deporre le armi, poiché l'Italia aveva firmato l'armistizio con l'Austria.
La guerra terminò con la Pace di Vienna (Ottobre 1866), con la quale l'Austria cedeva il Veneto a Napoleone III, che a sua volta l'avrebbe ceduto all'Italia.


1870: la conquista di Roma

Nel settembre 1870, Vittorio Emanuele II inviava una lettera al papa con intenzioni pacifiche; al rifiuto del pontefice seguiva l'invasione delle truppe italiane all'interno dei confini pontifici e, dopo un breve scontro, il generale Cadorna entrava a Roma attraverso la Breccia di Porta Pia (20 settembre 1870).
Un mese dopo un plebiscito suggellava l'unione di Roma e dello Stato Pontificio all'Italia.


Rebecchi Roberto e Silvia Gasparetto classe 4A  IGEA  - I.S.I.S “ Città di Luino”

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LE CORRENTI ARTISTICHE DELL’800 IN ITALIA

Le correnti artistiche del primo ottocento oscillano tra i temi del classicismo e quelli del Romanticismo. La nascita del primo ha radici storiche nella rivoluzione francese; mentre i temi dominanti del Romanticismo sono più intimi e legati alla tradizione. In Italia il Romanticismo, dopo una parentesi classicistica assai ampia e ben distribuita nei campi dell’arte, arriverà accompagnato dai primi moti risorgimentali. Una delle componenti che segnano lo sviluppo del Romanticismo in Europa è quella della riscoperta delle tradizioni epiche dei popoli che generarono la nascita delle nazioni. Tale fenomeno si diffonde anche in Italia con la pittura dell’Hayez. In effetti il tema della patria è caro alla cultura romantica, come lo sono quello della fede, della famiglia e i sentimenti che prevalgono sono quelli della solitudine e della malinconia
A partire dagli anni 50
gli artisti si rivolgono ai temi della storia contemporanea. Qui l’Italia insegue una linea pittorica che la Francia aveva già da decenni sperimentato con la pittura realistica descrivendo fatti che accadevano allora. Si assiste allora allo studio realistico della natura: dal paesaggio fedele del 700 si passa a quello dettato dalle impressioni personali, dagli stati d’animo.
In Lombardia il Conte Giacomo Carrara fonda a Bergamo una famosa accademia
con l’intento di riscoprire e rivalutare la pittura lombarda. Tra i pittori che emergono vi è un certo Giovanni Carnovali, detto il Piccio.
Nasce agli inizi dell’800 a Montegrino Valtravaglia. Ben presto la sua ricerca purista si fa intensa e le sue produzioni originali trovano spazio in una dimensione che va oltre la scuola lombarda. I suoi temi sono quelli della religione, della mitologia, della ritrattistica. E’ appunto verso il ritratto e verso il paesaggio che il Piccio rivolge il suo maggior interesse. Le sue pennellate sono leggere ed evocano i rumori della natura e le vibrazioni della luce. Venne capito dalla borghesia del suo tempo, ma non dalla critica ufficiale che ignorò la sua grandezza e il suo valore innovativo. Egli, con altri pittori del periodo, provocò in seguito in Lombardia il fenomeno detto “scapigliatura”  una corrente originale che si avvicina molto a quella Bohème francese.

Il Realismo
appare dunque come un’innovazione che, in Italia, si manifesta in due correnti: divisionista e dei macchiaioli.  Questi ultimi si incontravano in un caffè fiorentino. Erano giovani che con entusiasmo volevano rappresentare scene vere,uscendo dagli studi di pittura. Realizzavano le loro opere usando colori stesi a macchia, attraverso uno studio di contrasti di colori. Per loro esisteva solo la forma, la luce e l’ombra. Il primo pittore che attuò questo stile fu Serafino De Tivoli. I più famosi furono Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Giovanni Costa e Telemaco Signorini. I Divisionisti nascono a Milano e si ispirano ai puntinisti francesi. Tra i più importanti ricordiamo, Giovanni Segantini e Gaetano Previati. Le loro figure nascevano per accostamenti di punti che creavano i volumi e le ombre. Si aprivano così nuove esperienze pittoriche, suggerite anche dalla nascita dell’impressionismo francese.

Luca Caraffa  classe 5°A IGEA – ISIS “Città di Luino”

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